Scabbia

Il Sarcoptes scabiei var. hominis è un acaro grande circa 0,4 mm, è in grado di vivere, per alcuni giorni sulla pelle e quindi è capace di diffondersi per contatto interumano diretto.

La scabbia è indotta dalle femmine gravide che si insinuano nello strato corneo della cute formando dei cunicoli (circa 0,5 – 5 mm al giorno) dove vivono (per circa 21 giorni) e depongono le uova (3 – 5 al giorno). Le uova si schiudono in 3 – 4 giorni e da queste nascono le larve, che migrano verso la superficie cutanea dove si trasformano in ninfe e poi in acari adulti nell’arco di 10 giorni.

La sintomatologia è legata probabilmente alla risposta immune dell’ospite, infatti dopo il primo contagio, il periodo di incubazione, asintomatico è di 2-3 settimane (produzione delle IgG); nel caso di reinfezione i sintomi comparirebbero più rapidamente.

Il prurito all’inizio è solitamente localizzato negli spazi interdigitali delle mani e successivamente si diffonde sulle zone più calde e senza peli: ascelle, areole mammarie, ombelico, glutei, cosce e genitali. Il volto ed il cuoio capelluto sono solitamente risparmiati. Il prurito si accentua alla sera prima di addormentarsi e nelle ore notturne spesso impedendo il sonno.

Varianti cliniche

Norvegese (o crostosa) è conseguente ad una insufficiente risposta immunitaria incapace di limitare la proliferazione del parassita.

Del lattante: caratterizzata da papule e cunicoli specialmente ai palmi delle mani, piante dei piedi e pieghe ascellari;

Profusa: nei soggetti immunodepressi.

Bollosa: nei pazienti con ipersensibilità (allergia) all’acaro.

La scabbia ha sempre rappresentato una sfida diagnostica per i dermatologi, soprattutto nei casi sub-clinici e nei molti casi atipici dovuti alla presenza o alla coesistenza di altre malattie.

A causa di una semeiotica inaffidabile e fuorviante la rilevazione microscopica degli acari diventa un’informazione “obbligatoria”.

La cute secca dei pazienti atopici o degli anziani, porta spesso ad una falsa diagnosi di scabbia, pertanto è indispensabile avviare i trattamenti farmacologici del paziente e dei conviventi, i condizionamenti ambientali e la sorveglianza sociale solo quando la diagnosi può essere posta con un’alta probabilità di certezza o dopo la guarigione, solitamente ottenuta in pochi giorni.

Purtroppo, talvolta l’obiettivo principale è capire se la persistenza del prurito sia un effetto collaterale degli acaricidi (es. Benzil Benzoato), da preesistenti comorbilità, dal fallimento della terapia o da re infestazione.

Recentemente è stata identificata con il dermatoscopio una nuova entità anatomo-funzionale denominata “Mite-Gallery Unit” che ci permette una visione anatomo-funzionale della scabbia.

Mediante l’entodermatoscopia è possibile osservare la presenza dei parassiti ma anche i cambiamenti prodotti negli strati superficiali dell’epidermide indotti dal suo turnover (figura).

Il tunnel della scabbia nella cute umana è composto da tre parti chiamate testa, corpo e coda e deve essere osservato in dermatoscopia asciutta non polarizzata a 20 – 30 x e successivamente in quella bagnata.

Trattamenti

Terapia Topica: Creme con Permetrina al 5% o al 2,5% + Benzil benzoato 5%.

Applicare la crema su tutto il corpo partendo dalle zone colpite (esclusa la testa), frizionare leggermente e quindi lavare le mani. Dopo 24 ore dall’applicazione lavarsi con acqua calda e sapone. Ripetere il trattamento dopo circa 7 giorni.

Estendere la stessa terapia ai familiari conviventi ed alle persone che hanno avuto contatto prolungato con il paziente.
Isolamento, lavaggio biancheria e controllo ambientale.

Prevenzione

Limitare il numero di partner sessuali, osservare una corretta igiene quotidiana, evitare contatti cutanei con sconosciuti e di condividere con altri la biancheria intima e gli asciugamani.

Postumi

Acarofobia ovvero la persistenza del prurito senza la persistenza della malattia.

La formazione e la persistenza di noduli prevalenti sui genitali e nelle donne sul seno come espressione di una persistente attività immunologica in assenza di acari.