Diagnosi di COVID-19

La diagnosi di Covid-19 come tutte le malattie s’istituisce sulla base:

  • dei sintomi riferiti dal paziente,
  • dei dati anamnestici (la storia): remota, prossima, familiare, ambientale e professionale;
  • dell’interpretazione dei segni obiettivi provenienti dall’esame clinico del paziente (la visita);
  • dei risultati degli esami e delle indagini strumentali già eseguite e/o prescritte (tamponi).

I Coronavirus sono virus a RNA noti da oltre 40 anni e isolati dalle cavità nasali di circa il 30% dei pazienti (adulti e bambini) affetti da sindrome indifferenziata delle vie aeree), con maggior incidenza in autunno, inverno e primavera.

SARS-CoV-2 è stato identificato il 31/12/2019, ha una somiglianza genetica del 76% circa rispetto al SARS-CoV. Attualmente conosciamo 7 ceppi di coronavirus in grado di infettare gli umani:

  • 229E (HCoV-229E);
  • OC43 (HCoV-OC43);
  • NL63 (HCoV-NL63);
  • HKU1 (HCoV-HFU1)[3];
  • SARS-CoV;
  • MERS-CoV o Novel Coronavirus 2012 (2012-nCoV);
  • SARS-CoV-2 o coronavirus di Wuhan.

SARS-CoV-2

ha una forma rotondeggiante, è grande circa 100-150 nm di diametro, ha 4 proteine strutturali: Spike (S), Envelope (E), di membrana (M) e del nucleocapside (N).

Le spike sono sulla superficie del virus e spesso 3 di esse sono unite a formare dei trimeri che formano la corona virale. La glicoproteina S comprende due subunità funzionali responsabili del legame con il recettore della cellula ospite (subunità S1) e della fusione della membrana che riveste il virus con quella della cellula ospite (subunità S2). La proteina N è stabilizzante l’RNA. Una altra proteina strutturale è l’emagglutinina-esterasi (HE).

Le proteine S ed N sono gli antigeni più importanti dei CoV, la S determina l’immunità protettiva e la trasmissione interspecie.

Clinica

Il virus si trasmette per via aerea e provoca una serie di sintomi cosiddetti “influenzali”: febbre, starnuti, naso chiuso e/o rinorrea, tosse, respiro corto, stanchezza e disturbi gastrointestinali, del gusto e dell’odorato. Nei casi più gravi può verificarsi sia l’interessamento delle vie aeree inferiori: la bronco polmonite che talvolta con sovrapposizione batterica e la polmonite interstiziale indotta dalla tempesta citochinica da esagerata e anomala risposta anticorpale (vaccini) sia la presenza di microembolia/trombosi dei vasi polmonari.

Diagnostica

I tamponi rinofaringei, basati sulla tecnica della reazione a catena della polimerasi inversa

(RT-PCR) per la ricerca dell’RNA virale, sono lo strumento diagnostico al centro dell’attuale

gestione e dello stato di emergenza. Per avere un risultato affidabile si devono utilizzare meno di 30 cicli di PCR perché sopra i 35 cicli, si creano sequenze casuali e quindi risultati falsamente positivi.

Sierologia

È possibile effettuare il dosaggio degli anticorpi (Ab) specifici diretti contro le diverse strutture antigeniche del Sars-Cov-2. I test del tipo CLIA e/o ELISA sono affidabili poiché hanno una specificità ed una sensibilità variabile intorno al 97%.

Al primo contatto la risposta è prevalentemente IgM e dopo 2 – 3 settimane inizia la produzione delle IgG che sono subito prevalenti in caso di reinfezione. Pertanto, la presenza di IgM suggerisce l’infezione in corso mentre la presenza di IgG indica che il paziente è stato infetto. L’infezione in corso può anche essere dimostrata in caso di sieroconversione IgG ovvero all’incremento rapido di questi anticorpi.

Conclusioni

Il tampone rinofaringeo da solo raramente esprime lo stato d’infezione e troppo spesso è falsamente positivo. La presenza di IgM e la sieroconversione IgG esprimono la malattia, ma non la sua gravità e contagiosità.

La diagnosi di Covid-19, come tutte in tutte le malattie, deve essere formulata dal medico sulla base dei rilievi anamnestici clinici e sperimentali, a lui e non “all’istituzione” spetta il compito della diagnosi e della cura del paziente che ha il diritto di scegliere il suo medico di fiducia.