Alcuni suggerimenti ai genitori per aiutare i bambini a non aver paura e crescere felici

Premessa
L’epoca ipermoderna è caratterizzata dalla scomparsa reale e simbolica del padre e quindi dalla perdita degli ideali paterni. I figli hanno difficoltà a strutturare la loro identità̀ e ad agire in modo etico, in armonia con i principi del padre.
È iniziata così la fine della famiglia tradizionale, dove il padre dava le regole e si opponeva con la propria presenza non nichilista, né autoritaria, all’ideale edipico del figlio.
Il risultato è una generazione d’individui dominati dallo “strapotere dell’Es” e dalla prevalenza del principio di piacere, giovani instabili, nichilisti e vulnerabili e pertanto incapaci di aprirsi agli altri. Individui in chiusura solipsistica affannati nella ripetizione dell’identico e nei quali si è estinta ogni forma di desiderio.
Quest’anno 2020 l’isolamento sociale indotto dalla pandemia Covid-19 è un’opportunità per ricostituire la “famiglia”.

I bambini hanno paura
Ogni sera l’angoscia si ripresenta puntualmente quando la mamma li accompagna al letto e dichiara “Adesso è l’ora in cui ti devi addormentare e spegne la luce”», la risposta più usuale è: “no, ancora un po’ …..” o «Sì, spegni la luce, ma resta qui con me..”. Quale comportamento è più̀ utile e cosa può̀ aiutare di più̀ il bambino, o più in generale chi ha paura?
La paura è spesso immaginaria, nasce da una visione di una realtà̀ non possibilistica, il bambino si sente minacciato quando non lo è, ha paura di una minaccia che non esiste, ma che pensa e immagina.
Certo la presenza, gli abbracci e soprattutto le parole dolci sono utili, ma per evitare che “il gioco” si ripeta ogni sera, sarà̀ necessario insegnare al bambino a vedersi inserito nella realtà̀ con obiettività̀.
Il compito dei genitori non è risolvere i problemi dei figli, ma mostrare quali sono i comportamenti vincenti, aiutarli a costruirsi un’immagine reale.
Mostrarsi sicuri perché́ le minacce reali sono materialmente presenti e si vedono, dare l’esempio creando un ambiente sereno privo di tensioni e di astio perché́ è difficile convincere quelli che hanno paura con le parole.
Importante sarà̀ agire in modo che i bambini abbiano progetti e lasciare che abbiano desideri (essere ostinati con il proprio desiderio di realizzazione) rende la vita felice, soddisfatta. Realizzare i propri desideri non ha nulla a che vedere con l’ossessione di avere sempre successo e possedere subito nuovi oggetti (la felicità continuamente rinviata significa la felicità nel presente (carpe diem). Sogno o realtà̀?
Il bambino ha bisogno di essere posto di fronte a comunicazioni e immagini simboliche che lo tranquillizzano, che gli assicurano che esiste una soluzione per ogni problema. Deve imparare a controllare la paura. È l’inizio del percorso della maturazione psicologica che lo porterà̀ a essere un individuo adulto, quello che conosce dove e con chi vive, che controlla la paura e pensa che in ogni circostanza saprà̀ comportarsi in modo adeguato.
La fiaba è un mezzo per realizzare questo tipo di comunicazione, cattura l’attenzione dei bambini perché́ le storie sono fantastiche e i suoi personaggi manifestano, solitamente, un comportamento vincente; il tutto facilitato dall’irrealtà̀. È necessario però che i bambini imparino l’esistenza di un mondo immaginario, creato dal pensiero proprio o di altri ma che siano capaci di vivere nel mondo reale. Quello della fantasia è un mondo fatto di storie mai accadute ma che potrebbero accadere (tutto quello che la mente umana immagina può̀ accadere), deve essere una palestra dove il bambino conduce il suo addestramento.
È più̀ facile rasserenare il bambino spaventato da un evento, dicendogli “non è vero, è una storia”. In tal modo si prende tempo e potrà̀ scoprire gradualmente gli aspetti della vita che sono e resteranno per tutti inaccettabili.

In ogni caso i bambini devono crescere “nella realtà̀” senza paure: gli spiriti, i fantasmi e i mostri non esistono.
I bambini a questa età̀ non dovrebbero vedere la televisione in modo indiscriminato, né tanto meno vivere in locali dove questa è accesa. Ovviamente questa necessità deve essere estesa a tutti i mezzi informatici.
Le regole comportamentali
Il bambino scopre se stesso lentamente, percepisce la sua realtà̀ fisica e la sua capacità di elaborare le informazioni: costruisce la sua identità̀. È impegnato in una serie continua d’apprendimenti, ognuno dei quali cambierà̀ la sua individualità̀ e lo farà̀ sempre più̀ diverso dagli altri.
I bambini non sono bambolotti con i quali giocare in continuazione, una volta che hanno appreso un comportamento devono avere il tempo per memorizzarlo e per farlo proprio, devono ripeterlo tante volte, la ripetizione continua e ossessiva dell’insegnamento è inutile.
Le regole parentali apprese in famiglia, sono interiorizzate progressivamente e nel tempo e condizioneranno il comportamento futuro d’ogni individuo (etica).
Alla scuola materna i bambini conoscono gli altri, si confrontano e scoprono che sono simili ma sperimentano il disaccordo quando gli altri percepiscono, interpretano e rispondono allo stesso stimolo in modo sostanzialmente diverso. Apprendono come gli altri giudicano il loro comportamento: “buono” se riceve un supporto positivo, “cattivo” se disapprovato e punito. Ovviamente tentano di ripetere i comportamenti che sono stati considerati corretti e adeguati dal proprio gruppo d’appartenenza.
Le prime frustrazioni.
Si deve tentare di essere felici, anche se non si può̀ avere quello che si desidera. Per questo non è necessario soddisfare tutte le attese e le richieste dei bambini o sentirsi in dovere di procurar loro sempre tutto quello che hanno gli altri o i fratelli. I genitori potranno mantenere una comunicazione specifica con ogni figlio e rinunciare a comportamenti paritetici. Questo tipo di realtà̀ creerà̀ talvolta nel bambino una tensione spiacevole: la frustrazione. È opportuno che i bambini imparino a convivere senza danni con questa tensione e che i genitori li aiutino a riconoscerla e controllarla. Nel caso contrario, se non potranno evitare l’evento, potranno sempre fuggire nel loro mondo immaginario.